I Gori combinavano le loro attività professionali svolte in Firenze con l’attenzione allo sviluppo qualitativo e quantitativo delle loro proprietà considerando il possesso della terra non solo come un salvadanaio ma anche spinti dal desiderio di modernizzare le tecniche agricole in una zona collinare fino ad allora prevalentemente boschiva.
La loro ambizione era di portare il reddito delle famiglie coloniche operanti in questo contesto sassoso e montano al livello più ricco dei contadini delle zone pianeggianti.
I Gori erano professionisti, principalmente avvocati, architetti e medici e con la loro duplice attività professionale e agricola costituivano un esempio di quella borghesia toscana, colta ed intraprendente, che alimentava le correnti di pensiero liberali e nazionaliste: a vario titolo parteciparono alle guerre d’Indipendenza e si conservano ancora alcune medaglie di riconoscimento al valore.
I personaggi che maggiormente emergono sono Camillo che combatté sotto Garibaldi, l’architetto Tito operante ai tempi di Firenze capitale e suo nipote Agostino, storico, la cui pubblicazione più nota “Gli albori del socialismo” viene tuttora richiesta da studiosi di quel periodo: a lui si deve l’inizio della biblioteca di famiglia.
Quasi a mitigare la serietà e l’impegno della propria vita Agostino amava ospitare compagnie di guitti di passaggio facendoli recitare nel “teatrino” appositamente costruito al primo piano della Fattoria. Una stratificazione di generazioni con interessi diversi ed il comune intento di potenziare e conservare la proprietà : a questa continuità si deve il sapore particolare che si trova fra queste antiche mura.
Con la seconda guerra mondiale la situazione è radicalmente cambiata e la conduzione a mezzadria tipica di questa zona è scomparsa, rendendo necessario un cambiamento di rotta.
Si è quindi andati nella direzione di avere sempre meno prodotti agricoli e di dedicare cura e risorse alla ristrutturazione, alla rivalutazione e al mantenimento degli edifici esistenti che formano un piccolo “borgo” intorno al vecchio giardino che fu piantato nel 1926.
La famiglia attuale si è aperta a panorami più vasti con impegni di lavoro all’estero e nel nord d’Italia sempre ritrovando in Caiano il suo fulcro di appartenenza e di coesione.
La proprietà si estende su un territorio di circa 3 ettari coltivato a ulivi, vigne, e alberi da frutto nel quale è inserita la piscina, un tempo un vascone per la raccolta dell’acqua per l’irrigazione dei campi sottostanti.
Abbiamo scelto di ristrutturare il vascone trasformandolo in moderna piscina per ridurre l’impatto sull’ambiente e per creare un contatto fra l’utilizzo passato e quello presente.
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